Se
Walt Disney aveva avuto Fantasia (appunto) nell’immaginare ippopotami
ballerine e balene danzanti fra le nuvole, i ricercatori che
studiano l’evoluzione delle specie viventi, sono di gran lunga
più originali.
Dai risultati di studi recenti infatti, sembra che i cetacei
e gli ippopotami abbiano un antenato comune e siano quindi "parenti"
anche se molto alla lontana.
La
scoperta, molto dibattuta, è stata ottenuta dal cosiddetto
"versante genetico"
della ricerca scientifica attuale.
Vi sono infatti due tipi di approccio allo studio dell’origine
delle varie specie e dei legami intercorrenti fra loro: quello
che cerca di collegare le caratteristiche morfologiche di ogni
singola specie - e che si basa soprattutto sullo studio degli
scheletri fossili - e quello che analizza il Dna; in questo
caso, al posto delle ossa, si considerano le caratteristiche
delle molecole.
Questi
due punti di vista sono stati spesso in antagonismo, ma vi è
ora una corrente di pensiero nel mondo scientifico, detta dell’"evidenza
totale", che cerca di sfruttare i dati raccolti da entrambi
gli approcci. "Siamo convinti che una sorta di sintesi
fra la struttura delle molecole e la morfologia degli organismi
viventi sia essenziale per ricostruire la loro filogenesi"
dichiara Ward Wheeler dell’American Museum of Natural
History di New York.
Il primo
articolo scientifico che ha parlato della "strana"
parentela è stato quello di Dan Graur e Desmond
Higgins dell’Università di Tel Aviv di Israele. I
due ricercatori, infatti, analizzando il Dna dei mitocondri
(organelli presenti in ogni cellula), hanno trovato che gli
ippopotami sono geneticamente molto più vicini ai cetacei
che, ad esempio, ai bovini o ai suini. Una recente ricerca
del gruppo di Norihiro Okada del Tokyo Institute of Technology,
ha confermato questi risultati: gli scienziati giapponesi hanno
studiato dei particolari "marcatori molecolari", detti
SINEs (Short Interspersed Elements) e osservando le loro posizioni
nei genomi di ippopotami e balene, hanno dedotto la vicinanza
evolutiva fra questi due gruppi.
"Potremmo
essere in grado di stabilire che le balene carnivore derivano
da alcuni animali erbivori, come gli ippopotami antichi"
sostiene Maureen O’Leary, una paleontologa della State University
di New York.
Un ulteriore
dato a favore della parentela fra balene e ippopotami, è
la struttura dell’apparato uditivo dei due animali: entrambi
hanno dovuto sopravvivere in ambienti dove la luce solare è
quasi assente (acque salmastre o profonde) e hanno
quindi un sistema di ecolocalizzazione molto simile,
che li rende liberi di muoversi anche al buio.
I
nuovi dati molecolari hanno provocato forti reazioni fra i ricercatori
interessati all’evoluzione delle balene, perché gli ippopotami
appartengono a un ordine diverso e si dovrebbero quindi rivedere
gran parte delle classificazioni tassonomiche adottate finora,
che sono comunque già in discussione da alcuni anni.
Fra gli scettici c’è Hans Thewissen, un paleontologo
e anatomista del Northeastern Universities College of Medecine
di Rootstown (Ohio), che dichiara "non ne sappiamo ancora
abbastanza per determinare chi ha ragione […] ci vorrebbero
ulteriori scoperte di fossili per una conferma".
Attendiamo
quindi che uno scheletro di una "ippobalena"
sia presto ritrovato, per completare l’albero genealogico tanto
dibattuto…

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