Tra le leggende che ancora oggi si narrano su mostri e misteriosi animali marini, sicuramente i rettili mantengono un posto "di prestigio". Grandi draghi che sputano fuoco emersi improvvisamente dalle acque nere degli oceani hanno popolato i peggiori sogni di bambini di tutti i tempi. La realtà, come spesso accade, è molto meno eccitante ma per fortuna non priva di animali interessanti. I rettili marini esistono anche nella realtà e i più fortunati potranno incontrarli senza dover temere improvvisi attacchi violenti.
Nel Mar Mediterraneo sono state segnalate sei specie di tartarughe marine, di cui tre in particolare sono più frequenti.

Le tartarughe marine, da buoni rettili, presentano una pelle coperta da squame, hanno una temperatura corporea variabile in funzione della temperatura esterna, sono ovipare e respirano con polmoni. Come le testuggini terrestri, presentano una corazza ossea che racchiude il corpo ed è costituita dal carapace dorsale e dal piastrone ventrale. L’adattamento alla vita acquatica ha portato all’evoluzione di un corpo con carapace appiattito e idrodinamico, e con pinne natatoie per nuotare al posto delle zampe. Quando le tartarughe marine nuotano muovono lentamente le pinne anteriori in su e in giù come se fossero delle ali per volare sott’acqua.

Le tre specie più frequenti in Mediterraneo sono:

Tartaruga comune (Caretta caretta)
 

Tartaruga verde (Chelonia mydas)
 

Tartaruga liuto (Dermochelis coriacea)
 
(le tre immagini sono state tratte dal periodico CETACEA Informa - Anno VIII n° 15)

Inoltre sono note segnalazioni occasionali di:

Tartaruga bastarda o di Kemp (Lepidochelys kempii)
Tartaruga olivacea (Lepidochelys olivacea)
Tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata)

(MAIGRET J., 1986 - Statut actuel des Tortues marines de mer en Méditerranée.
Rapp. Comm. Int. Mer Médit., 30(2): 243)

La Tartaruga comune, con i suoi 110 cm di lunghezza massima del carapace è la più piccola tra le tartarughe del Mediterraneo. Presenta una colorazione rosso-marrone e nei giovani è anche evidente una carenatura dorsale dentellata. Ama acque profonde ma è possibile osservarla anche non distante dalla costa, dove si nutre di meduse, salpe, gamberi, molluschi e ricci di mare.
La Tartaruga verde raggiunge dimensioni maggiori, fino a 140 cm di lunghezza. Viene a volte confusa con la tartaruga comune, ma al contrario di questa presenta quattro lamine costali per lato invece di cinque. Il carapace ha una colorazione che va dal verde oliva al marrone scuro. La Tartaruga verde predilige acque calde e poco profonde dove si nutre prevalentemente di vegetali.
La Tartaruga liuto presenta un carapace caratteristico per la presenza di 5-7 carene molto prominenti disposte in senso longitudinale. Può raggiungere i due metri di lunghezza e ha una colorazione nera con "lentiggini" chiare. Si nutre preferibilmente di salpe e meduse ma non disdegna anche altri animali.



RECUPERO DI TARTARUGHE MARINE NEL MAR LIGURE MERIDIONALE E NEL NORD TIRRENO
Paola Meschini*, Cecilia Mancusi**, Paola Nicolosi**, Anna Roselli**, Iuri Simoncini** * Acquario Comunale "D: Cestoni", Piazza Mascagni, 1 – 57127 Livorno ** Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, via Roma, 234 – 57127 Livorno
Le specie di tartarughe marine segnalate nel Mar Mediterraneo sono sei. La tartaruga comune, Caretta caretta, è la più abbondante e la meglio distribuita. Fra le altre specie la grande tartaruga liuto, Dermochelys coriacea, risulta occasionale e la tartaruga verde, Chelonia mydas è limitata alle sole aree orientali.

Dal 1990 l’ Acquario Comunale "D. Cestoni" di Livorno è stato designato come centro responsabile per la costa toscana, nel recupero e marcatura di tartarughe in difficoltà, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (Livorno), già attivo come Unità Operativa del Centro Studi Cetacei dal 1989.
In nove anni di attività gli interventi e i recuperi di tartarughe marine, sia vive che morte, effettuati dai due istituti livornesi, sono stati numerosi. Dal 1990 al 1999, nell’area compresa tra La Spezia (44° 07’ di latitudine nel Mar Ligure meridionale) e Porto Ercole (42° 23’ di latitudine nel mar Tirreno settentrionale), sono state recuperate 74 tartarughe.
La tartaruga comune, Caretta caretta, è risultata la specie più rappresentata, con 68 individui (92%).
Sono stati recuperati 4 esemplari (5%) tartaruga liuto, Dermochelys coriacea, e 2 di tartaruga verde, Chelonia mydas (3%).
È interessante sottolineare che una fra le tartaruga verdi ha rappresentato il primo rinvenimento in acque libere registrato per quest’area (Secche della Meloria, Livorno). L’esemplare venne pescato da un palamito e fu rilasciato dopo due mesi nella stessa zona. L’altro esemplare di Chelonia mydas ha rappresentato invece un caso un po’ anomalo di importazione dalle Maldive e dopo le consuete misurazioni, venne stato marcato e rilasciato nel Mediterraneo orientale (Pathos, Cipro). Interessante inoltre il recupero della tartaruga liuto di Forte dei Marmi, Lucca (28 agosto 1998), rimasta impigliata in una rete da pesca e rinvenuta ancora viva. Si tratta del primo individuo di questa specie recuperato nelle acque toscane e fu immediatamente marcato e rilasciato.
Il 57% (n = 42) degli animali su cui si è intervenuti è stato rinvenuto ancora in vita, purtroppo gli altri 32 individui di cui si ha notizia erano già morti.
(foto: M. Rosi)


Le modalità con cui le 74 tartarughe sono state recuperate risultano varie: il 34% (n=25) è rimasto intrappolato nelle reti o in altri attrezzi da pesca (palamiti); il 24% (n=18) si è spiaggiato sulla costa e il 23% (n=17) è stato recuperato in mare aperto; per il 19% dei casi (n=14) non si hanno informazioni sulle modalità di recupero in mare e sulle condizioni degli animali al momento del recupero.
Dei 42 esemplari recuperati vivi, 37 sono stati misurati, marcati e liberati, 3 sono morti pochi giorni dopo la cattura e 2 sono ancora ospitati nelle vasche dell'Acquario perché in condizioni fisiche non idonee alla liberazione.
I dati analizzati, per la tartaruga comune (Caretta caretta), mostrano due picchi nel numero degli esemplari recuperati: nel 1993 e nel 1997.


(foto: C. Mancusi)
La più alta frequenza di spiaggiamento si è verificata durante l’estate, in luglio.
Questo potrebbe essere dovuto alla più alta probabilità di ricevere segnalazioni da parte dei turisti che affollano il mare in questo periodo. Non va sottovalutato inoltre che anche l’alto numero di imbarcazioni veloci, che transitano nell’area toscana, possono causare danni alle tartarughe che nuotano o riposano in superficie. Sfortunatamente i dati in nostro possesso non ci permettono di eseguire un’analisi più accurata data la scarsità di informazioni su molti degli animali recuperati ogni anno.